Domande Frequenti

Implantologia

È un’attività odontoiatrica che permette di rimpiazzare uno o più denti mancanti consentendo di raggiungere un effetto estetico molto somigliante a quello dei denti naturali, senza coinvolgere i denti sani adiacenti. Per eseguire l’implantologia il dentista valuta un insieme di fattori, tra cui la presenza di una quantità di tessuto osseo sufficientemente consistente, una buona igiene orale, la stabilità occlusale, ecc. Gli impianti permettono di fissare protesi fisse (capsule o ponti) oppure di  essere usati come ancoraggio per una protesi mobile che, oltre a garantire una maggior stabilità permette anche di parlare, masticare e sorridere con maggior sicurezza: sono pertanto lo strumento che consente di recuperare un piacevole aspetto estetico e le capacità funzionali.

Se non si sostituisce il dente naturale estratto o caduto, quelli vicini possono modificare la loro originale posizione, compromettere la funzione masticatoria, rendere più complicata l’igiene orale e, di conseguenza, promuovere l’insorgere di carie e disturbi gengivali (problemi al parodonto).

Con un piccolo intervento chirurgico eseguito nello studio dentistico in anestesia locale, la gengiva viene incisa per mettere in vista l’osso, che viene poi forato per posizionare una vite di materiale biocompatibile (titanio),  della forma e valutata più opportuna, quindi viene suturata la gengiva intorno all’impianto. L’impianto si integra completamente con l’osso entro un periodo di sei mesi. A seconda della valutazione eseguita dall’odontoiatra, può anche essere possibile procedere al posizionamento della protesi sull’impianto già nelle prime 24 ore dalla messa in posa dell’impianto (carico immediato).

L’inserimento dell’impianto è un intervento chirurgico, pertanto nei giorni successivi all’intervento è possibile avere gonfiore e dolore. Il paziente viene seguito dal dentista con controlli costanti per un periodo di 4-6 mesi, allo scopo di verificare il raggiungimento dell’ottimale guarigione del tessuto osseo (osteointegrazione) e dei tessuti gengivali (periointegrazione); infatti, il loro mantenimento in un buon stato di salute è di grande importanza per una aspettativa favorevole a medio lungo termine dell’impianto. È anche importante che il paziente segua accuratamente i consigli del dentista relativi all’accurata igiene orale, al carico masticatorio ed un consumo decisamente ridotto di sigarette.

Conservativa

La carie è la degenerazione dei tessuti duri del dente (smalto, dentina), che inizia  dalla superficie del dente e procede più o meno velocemente in profondità del dente, fino alla polpa dentale.

Al più presto e senza indugio.

La terapia della carie consiste nella rimozione del tessuto guasto con strumenti meccanici manuali e con l’otturazione della cavità residua o con l’applicazione di un intarsio.

Dapprima la carie può essere solo visibile, come un piccolo punto scuro sul dente e non dare sintomi particolari. Poi, via via che il guasto incrementa e si estende fino a giungere alla dentina, compaiono i primi sintomi collegati agli stimoli fisici di freddo/caldo, a quelli meccanici  di occlusione/masticazione ed a quelli chimici dovuti a zuccheri e acidi. La carie va rimossa per impedire ai batteri che la provocano di raggiungere la polpa. Infatti, in tal caso, i sintomi possono inizialmente acutizzarsi e diventare una nevralgia, che porta un dolore diffuso all’arco dentario senza più consentire di capire quale è il dente che fa male; la sofferenza è resa più acuta dagli stimoli chimici, meccanici e fisici. La situazione può anche degenerare fino a far infiammare la polpa del dente (pulpite). Dopo questa fase il dente smette di dar sintomi perchè la polpa resta senza mancanza assoluta di sangue, con conseguente avvio del processo di necrosi.

La carie dentaria è causata da tre cause principali: batteri che vivono nella bocca e convivono con l’individuo, condizioni generali della persona (compresi i momenti di stress e la crescita rapida), abitudini alimentari (dieta ricca di zuccheri).

Materiali resinosi, vetroionometrici e compositi, previa valutazione di quelli più adatti alle esigenze estetiche e funzionali della masticazione.

Intarsi

È una tecnica di otturazione che prevede la realizzazione di un manufatto, che si chiama intarsio, e che viene realizzato in un laboratorio da parte di un tecnico.

L’intarsio si può applicare ai denti molari e premolari e, in genere, è la soluzione migliore per le cavità ampie.

Il dente danneggiato viene preparato per poter accogliere l’intarsio, quindi viene presa l’impronta del dente in modo da disporre della sagoma su cui realizzare l’intarsio. Al dente naturale viene temporaneamente applicato un restauro provvisorio, che viene poi tolto per cementare l’intarsio. Dopo la cementazione l’intarsio diventa parte interante del dente.

Occorre praticare l’igiene orale personale e professionale, con le stesse modalità e periodicità dei denti naturali.

Rispetto all’otturazione l’intarsio permette una maggior precisione della chiusura e un miglior risultato estetico, nonché di scegliere una colorazione naturale e adeguata al colore dei denti della persona. L’intarsio è una valida alternativa ad una otturazione ampia che potrebbe risultare non abbastanza robusta.

Ceramica o resine composite, anche in funzione del carico della masticazione a cui sono sottoposti molari e premolari. L’intarsio è composto da un materiale più resistente di quello delle otturazioni, pertanto ha una durata decisamente superiore a quella delle otturazioni

Sostituzione di Amalgma

L’amalgama dentario è una lega che indurisce rapidamente e che può essere utilizzata per le otturazioni. L’ingrediente principale della lega è il mercurio, che viene combinato con percentuali inferiori di altri metalli quali argento, rame, zinco, stagno.
Per lungo tempo l’amalgama è stata considerata  senza rischi per la salute, si è però riscontrato che con la corrosione e l’azione della saliva il mercurio potrebbe sciogliersi dalla lega, uscire dall’otturazione e venir lentamente ma progressivamente assorbito dal corpo entrando in circolo.
Il condizionale è usato a seguito di diversi orientamenti delle letterature americana, svedese e italiana rispetto a quella tedesca maggiormente orientata alle pratiche di odontoiatria naturale. È noto che se il mercurio entra in circolo può causare alterazioni biologiche a carico dei sistemi nervoso e immunitario.

La valutazione della possibilità di un amalgama di pregiudicare la salute dipende da un insieme di fattori, sia quantitativi sia attribuibili alla contemporanea presenza in bocca di altri metalli, dalla corretta alimentazione, dal buon funzionamento dell’intestino e dal buon equilibrio acido-basico anche della saliva. L’amalgama eliminata viene sostituisca con gli stessi materiali usati per l’otturazione o l’intarsio o protesi con il minor carico tossico possibile

L’amalgama è un materiale superato da nuovi materiali di miglior affidabilità e compatibilità biologica. Sovente le otturazioni eseguite con amalgama risultano infiltrate e quindi nascondo sotto di esse processi cariosi che rischiano di essere individuati quando il dente è già compromesso.

Di norma nella prima seduta viene sostituita una sola amalgama e se il dentista non osserva reazioni particolari, né il paziente fa presente sintomi di disturbi fisici, nelle successive sedute si procede a sostituire anche due o più amalgame in una sola seduta.

Chirurgia

Apicectomia ed estrazione cisti

E’ l’eliminazione chirurgica dell’area terminale della radice di un dente e dei tessuti molli che la circondano. Viene eseguita quando non è possibie intervenire con l’endodonzia (terapia canalare) perchè il canale è ostruito. Si ricorre all’apicectomia anche in caso di granuloma e di un canale non raggiungibile dagli strumenti canalari (canale non pervio).

Le cisti consistono in involucri di membrana che contengono aria, fluidi o materiali semi-solidi – ma non pus – possono essere di diverso tipo (dentale, follicolare, radicolare, resudua, traumatica) e generano effetti collaterali negativi sui tessutu circostanti (ad esempio compressione).

Gingivectomia

E’ l’esecuzione dell’escissione chiururgica della gengiva all’altezza dell’attacco, per ottenere una nuova gengiva marginale che permette di curare l’infiammazione ottenendo un nuovo attacco epiteliale al dente. Talvolta va integrata con la gengivoplastica che permette di riscreare una giusta aderenza tra gengiva e dente, attraverso l’innesto di gengiva prelevata dal palato.

Incisione di scessi

L’ascesso è un deposito di pus in uno spazio circoscritto che si è creato a causa di tessuti che si sono disgregati. Sovente la guancia si presenta gonfia, la gengiva rossa e dolorosa e il dente può muoversi o dolere particolarmente durante la masticazione. Talvolta il pus può uscire da una fessura (fistola) sulla gengiva. L’intervento consiste nell’incisione, pulizia e sterilizzazione della parte colpita, con il risultato di ridurre il gonfiore e il dolore in tempi rapidi; può essere abbinato a una terapia con antibiotici nei casi di ascessi più gravi.

Innesti di osso

E’ l’inserimento di un materiale che favorisce la crescita di nuovo osso. viene ad esempio eseguito quando è opportuno curare carenze o difetti del parodonto e dell’osso, per sostenere il mantenimento di tessuto osseo e per ottenere un aumento dell’osso prima di procedere all’inserimento di un impianto.

Parodontologia

  • Il parodonto è il complesso dei tessuti che concorrono alla funzione meccanica di sostegno del dente costituiti dalla gengiva, dall’osso alveolare, dal periodonto e dal cemento della radice del dente.
  • La parodontologia è l’insieme delle modalità di prevenzione e di cura dell’apparato osteo-mandibolare e dentario (parodonto), si distingue in parodontopatia superficiale, che è quella che riguarda solo la gengiva (gengivite), e parotontopatia profonda che coinvolge anche l’osso alveolare e i tessuti profondi.

Sanguinamento delle gengive,  uno o più denti che si muovono, alitosi, dolore diffuso, formazione di tasche parodontali. La malattia procede con lunghi periodi di stabilità, poi riprende improvvisamente, fino alla mobilità completa ed alla perdita del dente. In pratica, un solco gengivale è profondo 3 millimetri, pertanto quando la dimensione di degenerazione del tessuto gengivale supera questa misura non si parla più di gengivite, perchè è il parodonto ad essere stato intaccato.

Nel tempo, la tasca gengivale tende ad aumentare di profondità e l’attacco alla gengiva si sposta sempre più all’interno, causando la retroazione dell’osso alveolare, fino a raggiungere le tasche intraossee: da qui procede prima con la  mobilità e poi con la perdita del dente.

Quando il parodonto, cioè l’insieme dei tessuti di sostegno del dente, sta subendo un danno. Va considerato che il danno può portare, in tempi più o meno rapidi, anche alla perdita del dente.

Perché l’’insieme dei batteri contenuti nella placca e nel tartaro, specie se non rimossi, possono provocare l’infiammazione cronica delle strutture di sostegno dei denti (parodonto). In pratica, se la placca batterica che si è depositata nel solco gengivale non viene rimossa provoca infiammazione e distruzione del tessuto epiteliale, cioè di quel tessuto  che si trova tra la corona e la radice del dente. In linea generale tra i fattori più comunemente responsabili di parodontopatie si classificano quelli alimentari, il bruxsismo, l’ansia e lo stress, la parassitosi, la non perfetta igiene orale e propensione al fumo.

Se la malattia è in fase iniziale la terapia prevede una corretta igiene orale la detartrasi, scaling e currettage. Il dentista opera in anestesia locale ed esegue delle levigature profonde alle radici dentarie per rimuovere in profondità il tartaro che ha causato la malattia. Questa azione curativa è di tipo meccanico e va integrata con una serie di consigli e di accorgimenti igienici che il dentista fornisce al paziente in modo mirato  e che il paziente deve effettuare a casa. Vanno previsti dei controlli periodici, più frequenti per il primo anno, che permettono di verificare il miglioramento  progressivo dei cambiamenti raggiunti. Se la malattia è più profonda e si ha mobilità del dente, si fissano gli elementi e si provvede ad eliminare il trauma occlusale causato dalla riduzione di supporto osseo.

Lo scopo dell’intervento chirurgico è quello di eliminare o ridurre la tasca paradontale e di procurare un nuovo e sano attacco epiteliale tra gengiva e dente.

Endodonzia

L’endodonzia è anche chiamata devitalizzazione o terapia canalare. Consiste nella rimozione della polpa del dente che a causa di trauma o carie profonda può subire infiammazioni anche molto importanti e degenerabili in ascesso. Permette di evitare l’estrazione di denti, perfino se molto rovinati.

Quando la carie è così profonda da danneggiare il nervo e quando cessano le attività vitali (necrosi) del dente a causa di carie profonda o trauma, per evitare che un’infiammazione degeneri in ascesso. La persona può non sentire male, ma i batteri liberano tossine che possono recare danno all’osso di sostegno, fino a provocare l’inevitabile perdita del dente.

In anestesia locale. Si procedere a eliminare la polpa dentale, i batteri e le tossine all’interno del canale della radice (una o più radici a seconda che il dente sia anteriore o posteriore), quindi si disinfetta e si sagoma il sistema dei canali delle radici e si riempire con materiale inerte, che impedisce la proliferazione di batteri all’interno del sistema dei canali. Un dente sottoposto a endodonzia è, di norma, meno resistente di un dente vivo, pertanto per evitare fratture può essere preferibile coprirlo con una capsula.

Non occorrono accorgimenti particolari; va eseguita l’igiene orale personale giornaliera e quella professionale periodica (semestrale).

Igiene e prevenzione

È l’attività di pulizia dei denti che va effettuata sia al proprio domicilio personalmente, sia in uno studio dentistico a cura di un professionista.

  • L’igiene personale si esegue ogni giorno, più volte al giorno.
  • L’igiene professionale si esegue almeno annualmente e, comunque, con la periodicità consigliata dal dentista, che la decide intervistando e osservando la persona, in modo da disporre di un insieme completo di fattori di valutazione necessari e mirati allo stato del paziente.Tra detti fattori rientrano, ad esempio, lo stato generale di salute, patologie specifiche croniche o acute, abitudini alimentari, stile di vita, la gravidanza, ecc..
  • L’igiene personale si esegue con l’uso di spazzolino e filo interdentale/scovolino, avendo cura di denti, gengive, lingua e delle mucose della bocca. Il dentista può consigliare l’uso domiciliare di specifici prodotti di igiene quali tipo di spazzolino, pasta dentifricia, colluttori, medicinali e/o rimedi naturali per il mantenimento del benessere di tutte le parti della bocca e per la cura di afte, infiammazioni alle mucose e alle gengive, alitosi, ecc.
  • L’igiene professionale è eseguita dalla poltrona dell’odontoiatra mediante apposita strumetazione qualeablatore ad ultrasuoni e courette per situazioni particolarmente problematiche.

Tutti, ciascuno in modo adatto all’età.

Perché la placca batterica si forma continuamente e dopo 24 ore diventa più difficile rimuoverla. Con una pulizia personale e professionale abituali e costanti si effettua l’azione di prevenzione.

È l’attività di educazione alla cura della salute dentale che è l’insieme di insegnamenti che valgono a fare diventare l’igiene orale un’abitudine.
Si iniziano alla prevenzione già i neonati, evitando di lasciarli addormentare con succhiotti o bevendo dal biberon bevande zuccherate; si procede lavando i denti dei neonati appena spuntano e più tardi addestrando i bambini all’uso costante e giocoso dello spazzolino.
Così lavare i denti due volte al giorno deve diventare una regola automatica da affiancare a quella dell’uso di pulire i denti con filo interdentale una volta al giorno.
Il dentista va consultato ogni 6 mesi per un controllo e sempre prima di usare prodotti estetici  – o,  peggio, della pulizia domestica –  che potrebbero invece danneggiare seriamente i denti.

Tra le abitudini preventive rientrano quelle di evitare di:

  • mangiare dopo aver lavato i denti, specialmente prima di dormire;
  • sgranocchiare cibi o sorseggiare bevande in continuazione.

La prevenzione può tal volta prevedere la fluoroprofilassi sistemica (assunzione di fluoro con la dieta) o topica (applicazione di fluoro sul dente).

Protesi fissa

È un manufatto che può essere fissato:

  • sopra un dente nativo (faccetta) come soluzione restaurativa che riequilibra esigenze funzionali ed estetiche dei denti anteriori,
  • sopra un impianto (protesi su impianti) in caso di dente mancante e previa innesto di un impianto che sostituisce la struttura del dente mancante stesso. Gli impianti permettono anche di eseguire ponti in grado di sostenere l’intera arcata dentaria;.
  • sopra un moncone (corone) di un dente nativo opportunamente approntato quando il dente risulta troppo danneggiato o può aversi il pericolo di frattura del dente curato.

Assicurano il completo riacquisto delle capacità funzionali ed estetiche. Questo esito viene raggiunto grazie a una pianificazione diligente ed accorta che vede convergere le esigenze estetiche e sociali del paziente, le motivazioni cliniche del dentista, le occorrenze tecniche dell’odontotecnico. L’insieme integrato delle azioni odontoiatriche  viene valutato ed effettuato secondo una visione integrata e olistica di tutte le parti in causa, con l’obiettivo di massimizzare il risultato in termini di aspetto armonico , resistenza, durata, integrazione con le attività vitali/sociali (mangiare, sorridere, baciare, parlare, sport praticati).

La progettazione della protesi comporta da parte del dentista un’attenta osservazione delle caratteristiche facciali del paziente, tra cui si citano la forma del viso, l’esibizione dentale a riposo, durante l’eloquio e il sorriso, la linea e l’ampiezza del sorriso, il piano occlusale, forma e proporzione dei denti e delle gengive, colore dei denti.
i sovente l’odontoiatra esegue delle fotografie intra ed extra orali che gli permettono di studiare e valutare l’armonia della dentatura nel contesto globale del viso, scegliendo la protesi della foggia più adatta.
La fase di rilevazione delle impronte viene seguita accuratamente con i materiali di ultima generazione che permettono di ottenere stampi privi di difettosità che vengono poi  studiate al microscopio e, se necessario, montate in un articolatore. Il paziente viene informato e supportato nella scelta della soluzione più adatta.

Protesi mobile

La protesi mobile o dentiera è un manufatto adatto a surrogare parti di arcate dentali o arcate complete permettendo nuovamente le funzionalità e ripristinando l’estetica del sorriso. La protesi è chiamata mobile perchè può essere agevolmente tolta e rimessa dal paziente.

La protesi mobile può essere parziale o totale.

  • la protesi parziale(scheletrato), è utilizzabile quando il paziente ha ancora alcuni denti propri ai quali può essere ancorata tramite ganci o attacchi. È una protesi  rimovibile, molto robusta, costituita da una sovrastruttura metallica (cromo, cobalto, molibdeno, oro), alla quale sono ancorati, tramite resina, i manufatti dei denti mancanti.


Viene impiegata quando:

  • le aree della bocca senza denti sono troppo vaste;
  • mancano troppi elementi per poter impiegare una protesi fissa;
  • i denti presenti non sono abbastanza stabili, per fare da supporto alla protesi fissa;
  • la protesi fissa è eccessivamente costosa.
  • Viene trattenuta nella bocca da:
  • ganci, che sono dispositivi fusi con il resto della protesi, che si agganciano ai denti pilastro, per assicurare la stabilità. È realizzabile più celermente di quella ad attacchi;
  • attacchi, che possono essere usati invece dei ganci, per rendere la protesi esteticamente migliore e per fornire stabilità una migliore.ù

 

Sono formati da due parti disinseribili saldate la prima ad una corona che ricopre il dente pilastro e l’altra alla protesi scheletrata. Questa modalità rende necessario trasformare un dente di destra ed un dente di sinistra in monconi, in pratica i due denti vengono limati e rivestiti con corone.

Ci sono anche protesi dotate sia di ganci sia di attacchi.

  • la protesi totale è un apparato con caratteristiche non congrue a quelle proprie dell’organismo e delle sue funzioni vitali (afisiologico), perchè fa sì che la pressione della masticazione venga totalmente scaricati sulla mucosa e sull’osso sottostante, in conseguenza del fatto che la bocca non ha più né alcuna radice né alcun dente (edentulismo totale). Di norma la protesi è costituita da un supporto di sostegno in resina acrilica in cui sono saldati 14 denti realizzati in ceramica o in resina composita.
    Capita che le protesi mobili totali abbiano una mobilità tali da influire con diversi valori sulle capacità di  buona masticazione e fonetica: ciò dipende da un insieme di fattori tra i quali, ad esempio, la densità di mucosa e la quantità di cresta ossea residua. Questi inconvenienti sono superabili ricorrendo alla protesi mobile su impianti.

La protesi mobile su impianti è una alternativa alla protesi totale praticabile quando il dentista valutata sufficiente la quantità dell’osso residuo su cui erano inseriti i denti naturali, perchè prevede il ricorso alla chirurgia implantare.
opo l’intervento, una parte dell’impianto rimane inserita nell’osso e l’altra parte dell’impianto sporge nel cavo orale e viene utilizzata per ancorare la protesi totale per aumentare la stabilità delle protesi totali.
Gli impianti inseriti nell’osso, (almeno 2 nella mascella inferiore e 4 nella mascella superiore) possono risolvere il problema della mobilità in masticazione, perchè funzionano alla stessa stregua dei “denti naturali” su cui le protesi mobili vanno ancorate, riducono le difficoltà del paziente, garantendo sensazioni più confortevoli.

Ortodonzia e Pedodonzia

Ortodonzia

L’ortodonzia è la scienza medica che studia, dalla nascita alla sua maturità, lo sviluppo e la crescita del sistema dentale e delle strutture ad esso correlate. Gli obiettivi del trattamento variano a seconda dell’età del paziente, infatti:

  • nella prima infanzia l’intervento è di tipo ortopedico, cioè finalizzato a correggere le strutture scheletriche per ottimizzare il rapporto spaziale tra i mascellari; infatti durante la fase della crescita è possibile intervenire per rimediare quei difetti che diventerebbero poi definitivi con l’adolescenza;
  • negli adolescenti e negli adulti l’intervento è di tipo ortodontico, cioè finalizzato a correggere i rapporti dentari per ottimizzare l’occlusione, le funzionalità della dizione e masticatorie, nonché l’ estetica.


Tutti i procedimenti preventivi, intercettivi e correttivi delle disgnazie, utilizzano dispositivi comunemente chiamati apparecchi, che permettono di fissare normali relazioni anatomico/funzionali dei denti e delle ossa di sostegno.

Il risultato è quello di una corretta occlusione ed un soddisfacente aspetto estetico (ad esempio: linea e ampiezza del sorriso, andamento incisale, inclinazione degli assi dentali, allineamento interincisale, piani occlusale e incisale).

Per la correzione delle malocclusioni sono disponibili apparecchi  mobili, che necessitano della cooperazione del paziente e vari tipi di apparecchi fissi (bracketts) che vengono fissati saldamente ai  denti. La tecnica moderna ha realizzato ad esempio:

  • apparecchi “self-ligating low friction>low force”, che sono personalizzabili e permettono di modellare gli archi sul paziente, consentendo di correggere le malocclusioni in un minor tempo;
  • attacchi linguali di tipo invisibile che riescono a correggere il problema senza mostrare gli attacchi all’

Il tipo di apparecchio più adatto e la programmazione del trattamento sono pianificati con attenzione alle esigenze della persona e seguendo un iter che prevede la raccolta di dati, radiografie, impronte e fotografie. Questo materiale consente di eseguire la diagnosi e di decidere il tipo di apparecchio, il trattamento e relativa durata orientativa.

Pedodonzia

È l’odontoiatria pediatrica. Cioè la scienza medica che si occupa specificamente dei bambini che, tra i problemi dentali, possono più frequentemente presentare:

  • ascesso;
  • carie, con evoluzione molto più rapida rispetto all’adulto;
  • pulpite, cioè infiammazione alla polpa del dente, che può dare dolore particolarmente intenso e violento,
  • sindrome da biberon, cioè una importante carie ai denti da latte (decidui), che può essere favorita da un allattamento prolungato, dal costante succhiare biberon contenenti liquidi o su cui sono state messe sostanze zuccherate e ancora da un’igiene orale insufficiente. La sindrome da biberon può colpire la faccia vestibolare dei denti anteriori ed anche propagarsi ai denti 

 

La prevenzione è sempre la base di partenza delle carie dentali e consiste nel seguire una dieta appropriata, nell’educazione all’igiene orale, nella sigillatura dei solchi, nell’individuazione di precoci disgnazie. Alla prevenzione si aggiungono colloqui eseguiti da parte di specialisti alla presenza del genitore, che aiutano il bambino a superare le sue paure, specialmente quella di avere male. A volte può essere necessario intervenire con trattamenti ortodontici e/o con interventi chirurgici, specie nei casi più gravi.

Protettori dentali

I protettori dentali sono speciali guardie di materiale plastico, fabbricate su misura del richiedente, che li usa per proteggere i denti, specie quelli anteriori, quando pratica sport di contatto.

Sbiancamento

È un sicuro e efficace trattamento cosmetico che migliora l’estetica del sorriso. È in genere qualsiasi trattamento che fa apparire i denti più bianchi, ma più precisamente avviene con prodotti che contengono:

  • agenti sbiancanti decoloranti che effettuano uno sbiancamento di tipo interno.

Sono a base di perossidi in grado sia di cancellare le macchie superficiali sullo smalto, sia di modificare il colore proprio dei denti della persona, perchè penetrano tra i prismi dello smalto e ossidano le sostanze che colorano smalto e dentina. Funzionano sulle macchie e sull’ingiallimento naturale conseguente all’avanzare dell’età e sono gli unici in grado di far diventare i denti più bianchi e brillanti.

Devono essere impiegati solo sotto la supervisione del dentista, che valuta preventivamente l’esistenza di eventuali incompatibilità e prescrive l’impiego in studio o a casa. Richiedono l’impiego di una mascherina trasparente di precisione forgiata sull’impronta delle arcate dentali, nella quale va inserito un apposito gel sbiancante, da utilizzare secondo le istruzioni che vengono illustrate al paziente nello studio del dentista. Il paziente procede, con la periodicità e per il tempo consigliati dall’odontoiatra a inserire il gel sbiancante nei vani della mascherina e ad applicare la mascherina sulle arcate dentali. Dopo aver tenuto la mascherina per il tempo consigliato, questa va rimossa e lavata con cautela e i denti vanno puliti con la consueta igiene orale;

  • agenti sbiancanti non decoloranti che praticano lo sbiancamento esterno

Sono dentifrici contenenti  materiali che agiscono solo sulle macchie poste sulla  superficie dello smalto.

Con lo sbiancamento di tipo interno, si possono avere effetti immediati, già dalla prima seduta; il trattamento completo dura da qualche giorno a 3 settimane, in funzione dalla percentuale di perossido di idrogeno contenuta nel prodotto usato, dalla durata del tempo d’applicazione consigliata e dal tipo di colorazione dello smalto.

Il disturbo tipicamente riscontrato in una bassa percentuale di casi (circa 5%) è l’ipersensibilità al caldo o al freddo. Più raramente si possono avere irritazioni gengivali, che capitano se si inserisce troppo prodotto o se se si tiene la mascherina troppo a lungo. Comunque seguendo correttamente le istruzioni del dentista gli inconvenienti non capitano e, se si interrompe il trattamento per qualche giorno, spariscono completamente.